sabato 25 giugno 2011

Non c’e’ solo chi cerca lavoro

Il giovane attuale secondo me è un po’ traviato ormai.

Ma non riesce più ad ammetterlo, questo è il vero problema.
È come chiedere a qualcuno se ha votato l’attuale presidente del consiglio… Nessuno lo ammette!
Sono quelle cose strane ma che accadono e sono incontrollabili. Vi sto parlando del fatto che ormai questo neolaureato, questo diplomato, questo scuola-dell’obbligato, non puo’ più guadagnare mille euro al mese! Non può fare l’inserviente o l’operatore ecologico, non può usare le mani per lavorare!
Tra un aperitivo, una serata in discoteca, uno status su facebook da casa e uno dall’iphone è ormai sfuggito il senso del lavoro (“che non c’è“, voi direte), ma più di tutto il senso delle proprie possibilità. Ok è una banalità il fatto che tutti vivano al di sopra delle proprie possibilità; che la competizione, l’apparire appiattisce i bisogni – che diventano uguali per tutti i ceti – e che non tutti possono affrontare certe spese ma lo fanno lo stesso. Ma secondo me le banalità non vanno lasciate stare lì, a zonzo.
Allora ricapitoliamo: la gente si lascia condizionare e vuole tutto quello di cui non ha bisogno per un continuo apparire simile al vicino, al capo, a quello della tv.
Bene.
BENE?
Male! Ma le cose peggiori sono quando a essere travolti da questo tipo di crisi sono i famosi ragazzi “con la testa a posto”. Che si sentono fuori dal gregge. Si sentono così fuori che non possono fare quello che fanno gli altri. Si sentono superiori, si sentono limitati, sentono che la propria terra non offre niente, sentono che devono fuggire, sentono che devono avere posti di responsabilità, pensano che la responsabilità del matrimonio o di un figlio è pesante senza aver fatto ancora carriera, pensano, come insegna mediobanca, che il mondo giri intorno a loro.
Questo di sicuro non era un atteggiamento dei nostri genitori. Questa arroganza, questo protagonismo… Mi puzza!
Nel film “il padrino” c’è la frase mitica: “il potere logora chi non ce l’ha“. E ok, può essere.
Ma quanti esempi conosciamo di gente che invece di potere ne ha e ne viene logorata?
Ci sono persone capaci, persone fortunate e persone che impiegano la loro vita nel raggiungimento dei loro obiettivi. Onore a loro.
La mia potrebbe essere una questione stupida, ingenua.
Ma mi chiedo: se fossimo tutti più consapevoli di essere normali, se iniziassimo a pensare tutti di dover fare una vita da onesto lavoratore per 40 anni, vivremmo meglio?
Oppure i sogni aiutano a vivere?
Il punto è che questo nostro mondo nel quale dobbiamo essere tutti straordinari, tutti dobbiamo ostentare la nostra unicità, inevitabilmente ci rende tutti uguali. E allora tutte le ragazze si descrivono pazzerelle,  tutti i ragazzi pensano di essere bulletti o imprenditori in erba, mentre dietro di loro c’e’ tanta tanta insicurezza.
Il molosso

fonte: www.camminandoscalzi.it

sabato 11 giugno 2011

Il ballo dei pezzenti

Rispondete alla domanda: chi sta rubando la vostra fetta di gioia quotidiana? Non subito però, contate almeno fino a dieci e pensateci un po’, prima… Nonostante i dieci secondi e l’acuta riflessione, molti di voi si focalizzeranno, in maniera quasi immediata, su persone a loro prossime. Vicine, non però quanto ci si aspetterebbe: pochi in realtà hanno veri nemici, o persone che detestano in modo sincero e appassionato. In questa società dai sentimenti edulcorati non ci sono odii epici, l’oggetto di sfogo quotidiano è il vicino, quello poco conosciuto, magari solo intravisto, ma che ci ruba il posto in fila, la borsa di studio all’università, l’opportunità di un buon lavoro sottopagato.
Non è un caso che ciò accada: è bensì il risultato, cercato con insistenza e infine ottenuto, da chi ci governa e controlla i grandi mezzi di comunicazione. Le elite politiche e imprenditoriali hanno compreso da un bel po’ che non c’è niente di meglio che stornare l’odio politico e di classe da sé e convogliarlo verso i più poveri, gli ultimi, gli immigrati, quelli che hanno deciso di sedersi al banchetto della società italiana senza avere i requisiti per farlo. In alternativa, il secondo obiettivo siamo noi stessi, italiani di classe (più o meno) media che a vario titolo ci consideriamo invitati a un pranzo in cui non ci vengono servite le portate migliori, in un perfido gioco che ha meno piatti che posti a tavola. Basta lanciare di continuo l’esca, far credere che ogni giorno ci siano case popolari, farmaci gratuiti, posti negli asili nido, opportunità di lavoro sottratte da altri, qualcuno abboccherà.
Risultato: nonostante numerose inchieste giornalistiche e giudiziarie quantifichino ogni giorno la quantità di denaro enorme sottratta alle case dello Stato da politici e imprenditori collusi, una larga parte dell’opinione pubblica identifica nelle persone della sua stessa classe sociale e non nelle elite economiche o nei politici i responsabili del declino economico e culturale della società italiana.
È il ballo dei pezzenti, la caccia allo straniero, con poveri che si accusano a vicenda di sottrarsi risorse, lo sgretolamento dell’idea stessa di comunità, la nascita di pulsioni autonomiste ridicole, come se separarsi e frammentarsi, in una corsa spasmodica verso l’infinitamente (politicamente) piccolo potesse bastare a salvare denaro, piuttosto che dissiparne ancora di più nella moltiplicazione delle poltrone e delle indennità.
È scomparsa la lotta di classe; lo spettro di inizio millennio sono i nemici della porta accanto, quelli che stanno peggio di noi, ma che possono vedere, nell’immaginario collettivo, le loro sorti risollevarsi grazie ad aiuti immeritati di uno Stato considerato iniquo. Nell’aumento dell’insicurezza e dell’odio sociale intraclassista, leelite che comandano in Italia sfruttano ogni giorno di più un salvacondotto che gli permette di continuare a curare i loro interessi privati nel disinteresse generale. L’opinione pubblica, distratta, è affannata a decifrare quale fetta dei loro magri stipendi sia rubata dai migranti, che infrangono quasi ogni giorno le chiglie dei loro barconi sugli scogli di Lampedusa.

fonte: www.camminandoscalzi.it