venerdì 25 febbraio 2011

una serata multisalata

"...mpiace il cinema e parecchio per questo mi chiamano vecchio...". Stamattina mi sono alzato con Caparezza in testa; il cinema è cultura, il cinema è arte...ma voi ci andate al cinema?
Io ci sono andato ieri, e non al cinema, alla multisala...allo SpeisCinema!
Partiamo dal fatto che qui a Bologna siamo fortunati: se trovi un buco per la macchina in quel parcheggio da centomila posti (che se il buco è lontano dall'ingresso facevi prima a scendere di casa a piedi per andare allo Space), il massimo che ti può capitare è un ambulante che ti vuole vendere una rosa o una scimmia urlante, a seconda che quella sera tu sia uscito con la fidanzata o con l'amico. Che poi passi per la rosa, ma davvero non so cosa potremmo poi farci io e Tony al cinema con un pupazzo di scimmia che urla, ma vabbè...
A Napoli invece, per dirne una, la portiera dell'auto te la viene ad aprire un tizio dall'aria truce, che nonostante tutto pensi: "cazzo, sono avanti allo Space! Manco fossimo arrivati in Bentley nera fuori all'Hotel Excelsior sul lungomare!"...e invece capisci subito che il fine non è un'inusitata galanteria ma: "Capo una cosa a piacere!"; gli dai una moneta da due euro, e lui invece di ringraziarti incalza: "Sono 5!". Piacere 'o cazz' pensi tra te e te, già bestemmiando per non esser rimasto a casa a vederti che so Amici, Floris, o il Grande Fratello. Ma a quel punto sei lì, e allunghi la banconota rassegnato.
Torniamo a Bologna però...essere emigrato ha tutti i suoi mille risvolti positivi!
Appena metti piede nel cinema ti assale una puzza di hamburger e pop-corn...le luci del multisala sono da pista centrale del Metropolis, ma dall'odore non sai se sembra più un McDonald o un luna park di periferia, quelli che montano e smontano ad ogni festa di paese. Assiepati vicino al gioco dei peluche, quello della pesca miracolosa, c'è un gruppone di ragazzetti, sui dicassette-diciotto anni, quasi tutti nordafricani e ingellatissimi. Parlano bolognese stretto e quella sera hanno deciso di regalare alle loro donne Winnie the Poe e Minnie; in dieci minuti hanno cambiato alla cassa già 15 euro, che se andavano al mercato con quei soldi si compravano lo stock della Walt Disney, con incluso nel prezzo anche Gargamella e i sette nani.
La mia ragazza mi tira per la manica della giacca, sono le 22e25 e a mezza inizia lo spettacolo; mi ricorda che siamo in un cinema e non capisce perchè abbia quell'aria assorta da antropologo appena arrivato sul luogo dello studio etno-culturale.
Ci apprestiamo a fare il biglietto; c'è un macello di gente, ma ci sono anche 15 casse per cui è meno dura del previsto.
"O prima centrale o indietro laterale" fa il tipo dietro al vetro con cuffie e microfono da call center, la cui voce arriva super amplificata al di qua del vetro, come alla biglietteria della stazione centrale. Ho già provato il torcicollo una volta in prima fila, per cui senza esitazione optiamo per l'indietro laterale...male che vada a centottanta metri dallo schermo ti sembrerà di stare a casa davanti alla tv, ma sempre meglio che due ore con la testa rivolta al cielo, come un ufologo o Cavani!
"Diciassette" ordina il microfonato. Sganci, e pensi che forse quella sera Zalone e Cetto la Qualunque sono in sala per una piece teatrale prima del film, perchè se no non si spiega!
Una volta trovata la sala 9, ti metti alla ricerca del posto numerato, quello indietro-laterale...ed è veramente indietrissimo! Sono le 22e32 e tiri un sospiro di sollievo, molli un bacio sulla guancia alla tua donna e bisbigli: "Giusto in tempo!".
Non sai (antico e vetusto che non sei altro) che in questi maxi-cinema non c'è intervallo, e quindi la dose di pubblicità cui hai giustamente diritto, avendo pagato solo otto euro e cinquanta a cranio, te la devi ciucciare prima del film, tutta in una botta, tutta a luci spente, tutta con la gente che commenta felice la prossima uscita delle nuove app per l'aifon 4, tutta tutta così...che, vi giuro, alle 22e55 ancora non è iniziato sto cazzo di film.
Ne ho già le palle piene e ormai il film è l'ultimo ostacolo per poi non ritornare mai più in una multisala.
Per un'ora e mezza il sottofondo è d'inferno...sgranocchiare equino di miliardi di pop corn; scoppiettare pirotecnico di gomme e caramelle azzeccose; scrosciare fragoroso di buste di patatine a tutti i gusti del mondo; sfiatare loffoso di bottiglie da mezzo litro di pepsi e fanta; e poi risate, risate e risate ad ogni esclamazione del pelato sul grande (neanche tanto da qua giù) schermo. A me, e non sono uno che ha la risata difficile, ci saranno state tre o quattro battute che mi hanno fatto sorridere; e dico sorridere non per distacco spocchioso-intellettuale da tutto sto macello, ma perchè tutte quelle scene le avevo già viste almeno dieci volte a: Che tempo che fa, Parla con me, Coming Soon, Domenica in, Domenica cinque, Domenica insieme, Domenica del Signore, Domenica nell'arena, Domenica Sportiva (non c'è veramente un cazzo da fare la domenica quando piove e il Napoli ha giocato l'anticipo il sabato sera).
Per fortuna non c'è l'intervallo, penso a mezzanotte e venti, starà per finire. Manco per il cazzo! Finirà all'una meno cinque e sarebbe scivolato via più sbarazzino Metropolis di Fritz Lang o Inland Empire in lingua originale con sottotitoli in francese (anni fa da universitario umanistico bolognese mi è capitato davvero).
Esco spossato e distrutto, voglio respirare un po' di aria fresca e nebbiosa e correre a letto.

"Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!

E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può..."

Per fortuna dentro alla macchina attacca Guccini con Eskimo...forse un tempo il cine era anche quello.
La mia ragazza, stanca anche lei, tornando a casa mi ricorda che lo Space Cinema fino a qualche tempo fa si chiamava Medusa...il padrone è sempre lo stesso, come FI che diventa pidielle e poi partito dell'amore.
Ora torna tutto...la prossima volta mi sto a casa a vedermi per l'ottocentesima volta "L'uomo in più".

mercoledì 23 febbraio 2011

Il calcio e l'Italia

Questo non è un post sul calcio. Questo è un monito per chi ci tiene al futuro della nostra nazione.
Premettendo che me ne frego del calcio perchè sono un appassionato di numismatica vorrei solo porre l'attenzione su quello che è successo nelle ultime settimane.
Le grandi squadre italiane, blasonate, ricche e piene di scudetti sono ai primi posti del campionato. Non parlo del Napoli ovviamente, che ancora non è piena di scudetti.
Nell'ultima di campionato il milan e l'inter hanno vinto grazie a clamorosi errori arbitrali. Poi in coppa, prima la roma, poi il milan e poi l'inter, hanno banalmente perso le partite e le staffe.
Lo sapete perchè?

Perchè il calcio italiano è lo specchio della nostra cultura.

In Italia funziona esattamente cosi': i ricchi e i potenti fanno i padroni dove possono, un po' con compravendite, un po' con ricatti, un po' con sudditanza psicologica fanno il loro comodo, dirigono aziende senza averne le qualità, durano a fronte di comportamenti immorali e fraudolenti, capeggiano dove possono imporre il loro modo di pensare.
Ed è questo modo di pensare che ci sta fottendo, tutti quanti, te compreso, mio simile, mio amico.
Il fatto che tutti vogliono vivere al di sopra delle proprie possibilità, che la legge si puo' sempre aggirare, che vince il piu' prepotente o quello con piu' conoscenze, è uno stile di vita che attecchisce sempre di piu' tra i giovani e i ragazzini odierni.
Nessuno piu' vuol fare un lavoro manuale, perchè siamo tutti dottori.
Nessuno piu' vuol tenersi il cellulare vecchio perchè siamo tutti all'avanguardia.
Nessuno piu' vuol ammettere di aver votato S.B. perchè appena cadrà devono essere pronti a saltare dall'altra parte.
Nessuno piu' vuol stare dall'altra parte perchè qualcuno se lo compra al mercato.
Ed è cosi' che nasce questo clima di invidia perpetua, di competizione globale, di guerra fra poveri.

Ed è cosi' che quello che succede al governo, succede nel calcio, succede nella scuola pubblica, succede nelle aziende, succede sui pulman, succede nel traffico.

E come cantava Gaber: e l'italia rideva e scherzava.. e parlava di calcio nei bar.
Siamo cosi' bravi a non interessarci di quello che succede nel nostro paese che se ce ne interessassimo saremmo perfetti.


Il molosso

martedì 22 febbraio 2011

Noi e il Maghreb

La rivolta contro i dittatori di Medio Oriente e Maghreb riempe, in questi giorni, le cronache dei nostri mezzi di comunicazione. I tragici fatti libici, le immagini dei cadaveri martoriati nelle strade hanno rimpiazzato gli stantii dibattiti sui presunti abusi sessuali del premier.
L’entrata dirompente, nelle nostre menti, dei drammi che si vivono a poche miglia dalle nostre coste dovrebbe ampliare l'attenzione verso ciò che ci circonda. Questo Paese è da troppo tempo incapace di uno sguardo vero sul resto del mondo ed è ripiegato pericolosamente su se stesso, anche nella sua agenda pubblica, paradigma collettivo dei nostri egoismi privati. Perfino dopo fatti di tale gravità, lasciandosi guidare dai temi che i giornalisti televisivi (con poche lodevoli eccezioni) e i politici ci propongono in questi giorni, emerge una società impaurita dalle conseguenze che la crisi nordafricana provocherà in Italia, dal punto di vista economico, energetico e dei flussi migratori. Buio totale sulle morti, le ferite (del corpo e dell’anima), le città sventrate, le famiglie separate dal mar Mediterraneo. 
Non siamo in grado di guardare i nostri concittadini maghrebini, che vivono ormai da molti anni nelle città italiane, con un minimo di empatia o di attenzione per la loro condizione, nemmeno ora, e mentre con i nostri comportamenti quotidiani neghiamo spesso loro i diritti, loro vagano nelle strade buie, preoccupati di far meno rumore possibile, sforzandosi di essere invisibili, e in questi giorni con un peso in più sul cuore.

mercoledì 16 febbraio 2011

Perche' ci vuole polso? E perche' di puma?

Buonasera a tutti,
da oggi avrete a disposizione uno strumento per entrare a conoscenza di fatti e misfatti della societa', partendo dalla condizione del viaggiatore pendolare a quella del tabagista incallito, da quella del venditore ambulante di scimmie a quella dell' imprenditore fallito. In altre parole non verra' descritta la societa' che sta sotto i riflettori, ma quella che permette il funzionamento degli stessi. Tabagisti, emigranti, sfruttati, precari, giovani, vecchi, infortunati, malati, sfortunati, carcerati, venticinque-trentenni che, se non sanno che lavoro fare, se non sanno in che citta' vivere, se non sanno con chi vivere, se non sanno quali calzini e mutande scegliere al mattino, che sanno?
Questo e' uno dei grandi interrogativi di oggi, oltre agli altri...Vi assicuriamo che la lettura settimanale di questo blog vi rinfranchera' lo spirito, ma soprattutto vi avvicinera' alla verita' (comunque da parte nostra nessuna presunzione, solo un atto di grande umanita').
A presto